Intervista a Giuseppe Falvo D’Urso Labate, CEO Cellex

SUSPENCE: un innovativo bioreattore per efficientare la produzione di presìdi medici

Intervista a Giuseppe Falvo D’Urso Labate, CEO e founder di Cellex

Come nasce l’idea Cellex?

Sono un ingegnere nucleare con un dottorato in ingegneria biomedica. Sia durante la carriera universitaria che lavorativa mi sono trovato a lavorare con i bioreattori. Tali dispositivi sono dei contenitori in cui avvengono processi biochimici. In particolare ci occupiamo di specifici bioreattori in cui le cellule vengono sospese in un fluido di cultura e opportunamente stimolate per produrre farmaci o molecole come ad esempio i vaccini, l’insulina o alcuni farmaci chemioterapici. Durante la nostra carriera abbiamo utilizzato questi strumenti, disponibili nelle catene di distribuzione delle imprese e nei laboratori di aziende del settore red biotech (la biotecnologia che si avvale dell’utilizzo delle cellule umane), e ci siamo accorti che c’erano delle inefficienze. Per esempio nella coltivazione delle cellule se tutto andava per il verso giusto solo il 50% sopravviveva e dava vita al farmaco. Questo è molto grave, soprattutto considerando che le cellule sono un materiale molto costoso e lo stadio di cultura cellulare incide per il 40% sui costi di produzione del farmaco..

Ragionando su come efficientare il processo, abbiamo osservato che i reattori avevano dei difetti. Alcuni, per esempio, sono dei “frullatori”, ovvero dei contenitori con delle pale sul fondo che, ruotando, agitano le cellule, ma allo stesso tempo le danneggiano. Altre soluzioni non prevedono l’utilizzo di pale ma di fiaschette rotanti. Queste però sono dei sistemi chiusi, senza scambio di ossigeno; le cellule invece hanno bisogno di ossigeno e nutrimento per sopravvivere.

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Immagine 1: SUSPENCE

Abbiamo dunque brevettato SUSPENCE, un reattore che risolve questi due problemi; non ha pale rotanti perché utilizza lo stesso fluido, che serve per fornire alle cellule ossigeno e nutrienti, per agitarle. Il fluido, pompato all’interno del foro inferiore del dispositivo, entra nella camera, per poi fuoriuscire dal foro superiore. La geometria della camera è studiata in modo tale che il semplice moto del fluido dalla parte inferiore a quella superiore agiti le cellule in maniera opportuna. Quindi, riassumendo: non ci sono pale traumatizzanti e il fluido, prima di essere reimmesso nella camera, viene continuamente arricchito di ossigeno e nutrienti. 

Siamo sicuri che la nostra idea funzioni perché abbiamo fatto un test comparativo con i bioreattori presenti sul mercato e abbiamo constatato che, mentre nei dispositivi concorrenti sopravvivono circa il 50% delle cellule, nel nostro ne sopravvive il 96%. Inoltre il nostro sistema produce in media il 190% di farmaco in più rispetto ai modelli diffusi sul mercato e risparmia tra il 21% e il 36% dei costi di produzione

Chi sono i soci fondatori?

Io sono il CEO, il fondatore e il socio di maggioranza. Giacomo Di Benedetto, un altro ingegnere (elettronico) con un dottorato di ricerca in ingegneria biomedica, ricopre il ruolo di CTO (Chief Technology Officer, ndr). 

Katarzyna Kolacz è un’esperta in project management ed è responsabile dell’area finanza, mentre Pieter Van Der Poel è un socio olandese e si occupa di marketing.

Il vostro dispositivo è già in commercio?

Il dispositivo ha avuto i suoi sviluppi finali negli ultimi mesi. Abbiamo consegnato il nostro prodotto, attraverso dei contratti di prevendita, ad alcuni laboratori, in particolare in Austria, in Germania e in Canada. Al momento tutti e 3 hanno deciso di finalizzare l’acquisto. Nel frattempo stiamo lavorando per montare un dispositivo di scala pilota (di grandi dimensioni, con una capienza di 500 litri) insieme a un’industria farmaceutica, ma non abbiamo ancora finalizzato il contratto. Si tratta comunque di un’iniziativa molto promettente. Assumeremo personale per svolgere tale attività e cercheremo di montare un impianto di scala pilota per dimostrare la nostra efficienza per la produzione di uno dei vaccini anti-Covid

Si tratta dunque di un contratto con un’azienda che si occupa della produzione di vaccini anti-Covid?

Esattamente; una delle aziende che produce il vaccino con la tecnica del vettore adenovirale

Quali sono le vostre previsioni di fatturato?

Nel 2020 abbiamo avuto un fatturato, ma non è rilevante rispetto al turnover, che è stato di circa 500.000€. Siamo nati con 10.000€ messi dai soci. La crescita è stata dunque molto importante anche grazie al supporto dello Stato e dell’Unione Europea.

Come previsto dal piano finanziario, le prime 3 vendite sono state realizzate nel 2020. Nel primo trimestre di quest’anno prevediamo altre 3 vendite sino ad arrivare a 60 entro la fine del 2021. Da questi valori è escluso l’impianto pilota prima menzionato.

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Immagine 2: Giuseppe Falvo D'Urso Labate, CEO e founder di Cellex

Le previsioni di fatturato vanno dai 3 milioni di euro entro il 2021 per poi salire progressivamente fino ad arrivare a 105 milioni a 5 anni dall’inizio dell’attività, piazzando 1.800 dispositivi in tutto il mondo e vendendo le parti usa e getta, come ad esempio la camera.

Oltre a SUSPENCE, state pensando di lanciare nuovi prodotti o varianti?

Pensiamo di sviluppare delle varianti in quanto il nostro dispositivo a livello teorico funziona fino a 1.000 litri. Vorremmo dunque realizzarlo in tutte le taglie commercializzabili.

Abbiamo inoltre un portafoglio di progetti, in quanto curiamo molto ricerca e sviluppo. Abbiamo infatti idee per almeno altri 3 modelli di reattori! La nostra volontà è di svilupparli ma non c’è ancora uno specifico piano finanziario per tali prodotti. Nel momento in cui collocheremo sul mercato in maniera solida SUSPENCE ci dedicheremo anche agli altri dispositivi.

Perché avete deciso di lanciare una campagna di crowdfunding?

Abbiamo seguito delle strade parallele. Abbiamo agevolazioni pubbliche come Invitalia, Mediocredito Centrale e Lazio Innova e aiuti provenienti dall’Unione Europea.

La campagna di crowdfunding è pensata per diversi motivi: il primo è accedere al finanziamento: abbiamo necessità di fondi stabili; il secondo motivo è usare il crowdfunding per coinvolgere il grande pubblico su una tematica piuttosto tecnica. Si tratta dunque di una sfida comunicativa molto complessa, in quanto non riguarda la produzione di un vaccino, ma di un pezzo della catena produttiva di un vaccino, aspetto che raramente una persona guarda nello specifico.

Perché avete scelto Opstart per il lancio della vostra campagna?

Opstart non è stata solo una piattaforma, ma un vero e proprio partner. Ci hanno infatti aiutato a conoscere il mondo del crowdfunding. Opstart ci ha supportato nel rendere il più efficace possibile la campagna di comunicazione, aiutandoci nella diffusione del nostro progetto. Penso che gli sia piaciuta molto la nostra idea e credo che la reputi promettente.  

Avete riscontrato delle difficoltà nella pianificazione e svolgimento della vostra campagna di crowdfunding?

Durante la pianificazione non abbiamo riscontrato nessuna difficoltà anche grazie all’aiuto di Opstart. Nello svolgimento della campagna invece la problematica principale è stata la realizzazione di una comunicazione efficace. La nostra è infatti una tematica complessa e bisogna far spesso ricorso a esempi o paragoni. Trattandosi inoltre di un argomento strettamente legato ai vaccini, può essere divisivo, in quanto possono esserci delle persone che si oppongono per ideologia o che semplicemente non capiscono questo tipo di tecnologia.

Anche la comunicazione con i soci, infine, può risultare una sfida. Gli investitori si aspettano infatti di essere aggiornati nella maniera più trasparente possibile.

Quali obiettivi vorreste realizzare con i fondi raccolti dalla campagna di crowdfunding?

L’esigenza principale è l’assunzione di nuovo personale, manca infatti forza lavoro altamente qualificata, principalmente ingegneri e installatori. Il 35% dei fondi raccolti verranno quindi utilizzati per tale scopo. Il 15% verrà invece impiegato per l’acquisto di nuove attrezzature, il 20% per materie prime, mentre il 10% verrà investito in marketing diretto, che consiste nel contattare direttamente i potenziali clienti che possono essere interessati al nostro prodotto. Il restante 20% verrà utilizzato per sostenere le spese fisse.

Vuole aggiungere qualcosa? 

In questo momento l’impresa ha la capacità di raggiungere tutti i risultati programmati. Negli ultimi 2 anni infatti non ci siamo mai scostati dal programma iniziale. Riteniamo dunque che il programma proposto sia effettivamente consolidato e quindi affidabile anche per gli anni a venire. Abbiamo inoltre un buon rapporto con la Pubblica Amministrazione, siamo infatti sostenuti da organismi pubblici

Infine siamo un’azienda di “respiro internazionale”: i soci fondatori vengono da 3 paesi diversi e abbiamo un network di collaboratori distribuiti in 9 Paesi europei; da qui la nostra capacità di posizionarci sul mercato nella maniera più veloce possibile.

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