Investitori ed investimenti crowd

Oltre agli investitori occasionali (o retail), nel mondo dell’equity crowdfunding esistono anche gli investitori professionali.

Gli investitori professionali sono richiesti dal regolamento Consob per l’equity crowdfunding al fine di valutare una campagna di raccolta. Affinché una campagna di crowdfunding possa concludersi con successo è necessario che ci sia un investimento minimo (almeno del 5% secondo l’attuale regolamento) da parte di investitori professionali, che agiscono come validatori della campagna.

Ci sono diverse categorie di investitori professionali secondo il regolamento Consob, che si dividono in due macro categorie: le persone fisiche (i privati) e le persone giuridiche come aziende, istituzionali, incubatori / acceleratori. I criteri per i privati per qualificarsi come investitori professionali richiedono o di essere un professionista operante in ambito finanziario o di possedere un certo patrimonio.

Business Angel vs Venture Capitalist

Venture Capitalist (VC) ed in molti casi i Business Angel (BA) sono delle categorie di investitori professionali. Entrambi operano nel finanziamento di startup ma con tempi e modi differenti: i BA operano in early stage con piccoli investimenti (€10K – €200K) e non sempre sono professionisti, i VC operano in startup che hanno raggiunto fasi di maturazione superiori e con investimenti a partire da €500K.

Quali tipi di investimenti crowd esistono?

La differenza principale sta nell’investire tra strumenti di equity o lending. L’equity fornisce ritorni potenzialmente più alti ma richiede tempi di maturazione incerti e rischi più elevati, legati alle prospettive di crescita di un’azienda.

Nel lending il ritorno ed i tempi sono prestabiliti, i rischi sono più bassi.

Equity crowdfunding: più profitto, più rischio e più tempo.

Lending crowdfunding: meno profitto, meno rischio e meno tempo.

Investimenti crowd

Meglio investire in Startup o PMI?

Oggi la regolamentazione del crowdfunding EU consente di investire sia in startup che in PMI (Piccole e Medie Imprese). Le startup sono aziende neonate che non hanno ancora dimostrato di potersi rendere profittevoli. Risultano essere quindi più rischiose ma in caso di successo garantiscono una resa dell’investimento maggiore.

Le PMI invece hanno uno storico di performance ed un mercato già consolidato, investire in queste aziende risulta meno rischioso ma generalmente meno profittevole.

Startup: più rischio, più profitto, tempistica incerta e meno dividendi dopo cinque anni.

PMI: meno rischio, meno profitto, meno tempo e più dividendi.

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