Intervista co-founder OneMore

OneMore: l’abbigliamento tecnico attento all’ambiente.

Intervista a Helga Lazzarino, fondatrice e responsabile marketing di OneMore, azienda in campagna crowdfunding su Crowdfundme

Come nasce l’idea OneMore?

OneMore è nata nel 2018 in provincia di Bolzano. Tutti i membri del team provengono dal settore sci e moda in cui hanno un’esperienza ultraventennale; non ci siamo improvvisati, ma abbiamo fatto tesoro di esperienze raccolte in altre aziende cercando di far convergere i punti di forza in un nuovo progetto. L’emblema è Elmar Stimpfl, ex sciatore della nazionale italiana (per cui competente anche come atleta) e fondatore di un’azienda del settore sci di cui è stato titolare per 20 anni. Tutti avevamo lo stesso obiettivo: portare un approccio più sostenibile in questo settore tecnico specialistico e così abbiamo fondato OneMore

Ci può parlare della vostra gamma di prodotti e delle loro caratteristiche di innovazione e sostenibilità?

I nostri prodotti si contraddistinguono per l’elevata tecnicità e le caratteristiche performanti, associate ad una particolare attenzione alla sostenibilità. Normalmente in questo settore si fa fatica a utilizzare tessuti riciclati, perché questi devono avere ben precise caratteristiche di resistenza all’usura, ai raggi UV, etc. Noi fin da subito abbiamo stabilito che non avremmo usato né pellicce né piume vere, quindi ci siamo indirizzati prima verso la ricerca e il collaudo di materiali sintetici riciclati al 100% per le imbottiture e poi verso la sperimentazione di materiali esterni più alternativi, green. Proprio nel nostro territorio ci siamo imbattuti in AppleSkin, la “pellemela”, ottenuta dalla lavorazione degli scarti delle mele dell’Alto Adige e in parte della Svizzera (è un brevetto di Bolzano). Bucce, semi e parti legnose vengono essiccate al naturale, polverizzate e trasferite a Firenze, in un’azienda specializzata nella lavorazione di tessuti ecologici; qui la polvere viene impastata con dei leganti e altri ingredienti prima di diventare un tessuto. AppleSkin viene abbinata ad altri tessuti tecnici in percentuali variabili; può costituire la base di un capo oppure solo i dettagli a seconda del modello. Un secondo tessuto utilizzato è ECONYL®, che proviene da rifiuti oceanici e di discarica; l’abbiamo sperimentato quest’anno e siamo pronti ad aumentarne l’utilizzo nella collezione 2021/2022. Stiamo lavorando per riuscire ad avere anche le zip in materiale riciclato, in modo da ridurre sempre di più l’utilizzo di materiali tradizionali.

intervista onemore
immagine 1: linea abbigliamento sciistico maschile OneMore
onemore intervista
immagine 2: linea abbigliamento sciistico femminile OneMore

A livello produttivo come è organizzata la vostra azienda? 

Collaboriamo con dei designer e con un’azienda esterna che effettua lo sviluppo del modello e delle taglie. Successivamente inviamo tutti gli accessori ai nostri 2 produttori che organizzano le varie fasi, dal taglio al confezionamento, e che ci danno il prodotto finito. Siamo orgogliosi di sfruttare le eccellenze italiane senza rivolgerci all’estero. 

Ci può parlare della vostra rete di vendita? 

Al momento abbiamo 27 negozi distribuiti in 13 Paesi, tra cui Italia, Francia, Austria, Cina, Giappone, USA.. Secondo il principio “disruptive approach, contructive method” vogliamo approcciare il mercato in maniera non tradizionale e avere un percorso di crescita costruttivo insieme ai rivenditori partner, mantenendo la flessibilità che serve per andare incontro alle loro esigenze, sviluppare insieme nuovi prodotti, ascoltarli e accontentarli. L’e-commerce B2B è stato aperto per la campagna vendite 21-22 per poter raggiungere principalmente i paesi più lontani (Giappone, Kazakistan.e non solo) soprattutto in questo momento storico. Il B2C non è stato molto sviluppato o ampliato, è più una vetrina per far conoscere la collezione. Se un prodotto non è disponibile noi indirizziamo il potenziale acquirente verso il negoziante più vicino o in alternativa reperiamo noi per spedire a domicilio del cliente.

Ci può parlare del vostro mercato di riferimento? 

Nonostante questo sia considerato un settore di nicchia, esistono circa 130 milioni di sciatori che praticano in 68 paesi diversi (circa il 43% in Europa e il 21% negli USA) e, grazie alle olimpiadi invernali 2022 che si terranno in Cina, ci aspettiamo un buon incremento soprattutto nei paesi asiatici. Noi siamo i primi a utilizzare un tessuto come AppleSkin applicandolo a capi tecnici e garantendo, grazie ai nostri test interni, le alte performabilità che questo richiede. Il fatto di essere piccoli ci rende agili, per cui siamo in grado, per alcuni prodotti, di organizzare un nuovo approvvigionamento anche nella stessa stagione, a differenza di competitor più grandi che invece sottostanno a processi molto più lunghi. Inoltre, grazie a un design decisamente accattivante, stiamo abbracciando anche altri sport, orientandoci verso il settore outdoor in generale. 

Quali sono le previsioni future di vendita e fatturato?

Il primo anno abbiamo fatturato di 300.000 €, il secondo 600.000 €, e stavamo raddoppiando il nostro fatturato anche nel 2020 fino all’esplosione della pandemia. Nonostante fossimo una realtà giovane, nel 2020 siamo riusciti a confermare il fatturato dell’anno precedente, ma inevitabilmente il trend che avevamo è stato interrotto e abbiamo dovuto rimandare alcuni step di crescita. Ci dà fiducia constatare che, nonostante la grave stasi del settore sci, alcuni negozianti stanno comprando addirittura di più dell’anno scorso, a testimonianza che riconoscono il valore dei nostri prodotti, credono nel nostro progetto e lo reputano un modo per diversificare la propria offerta e ripartire meglio dopo lo stop forzato. Il nostro obiettivo è arrivare al 2024 superando abbondantemente i 3 milioni di euro.

Perché avete deciso di lanciare una campagna di equity crowdfunding

E’ una forma di finanziamento che negli ultimi anni ha preso sempre più piede, non è più un fenomeno così contenuto. E’ nostra convinzione che dove ci sono più attori c’è ricchezza. L’apertura all’esterno tramite la possibilità che tanti piccoli investitori credano nella nostra filosofia è uno dei motivi che ci ha spinto a questo passo. Magari non ci aspettavamo di farlo così presto, ma era nel nostro DNA fin dall’inizio.

Perchè avete scelto Crowdfundme per il lancio della vostra prima campagna di equity crowdfunding?

Avevamo letto di altri progetti sponsorizzati anche da altre piattaforme. Un nostro conoscente aveva già utilizzato Crowdfundme e, avendo avuto un’esperienza positiva, abbiamo scelto di  rivolgerci anche noi a loro.

Avete riscontrato delle difficoltà nella pianificazione e svolgimento della vostra campagna?

Il mio consiglio è di prepararsi per tempo e di arrivare consapevoli, perché certe processi vanno fatti sedimentare e interiorizzati.

Quali obiettivi vorreste realizzare con i fondi raccolti?

Sicuramente investiremo nello sviluppo della digitalizzazione, dal sito internet all’e-commerce, che hanno bisogno di essere rivisti per offrire una user experience più immersiva. Inoltre faremo conoscere meglio il brand attraverso attività di marketing. Per i primi 3 anni abbiamo scelto di concentrarci sul prodotto per garantirne l’assoluta qualità. Ora siamo pronti per lo step successivo, ovvero farci conoscere ed essere reputati un brand serio, affidabile e sostenibile.

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– About Us –

Startups Wallet è un portale di equity crowdfunding che permette di aggregare le varie campagne presenti sui diversi siti  autorizzati dalla Consob (CrowdfundmeMamacrowdOpstarBackToWork200Crowd e molti altri). In questo modo non sarà più necessario perdere tempo nel ricercare i diversi portali e quindi i potenziali investimenti all’interno di ognuno di essi.

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