Intervista presidente Homy

Homy: la sostenibilità ambientale passa anche per il modular building

Intervista a Ilenia Moroso, presidente e co-founder di Homy, azienda attualmente in raccolta fondi su Crowdfundme

Ci può raccontare le tappe principali che hanno portato all’ideazione di Homy?

L’azienda nasce nel 2017 a Udine come startup; la proprietà dell’azienda è della sottoscritta che viene da un’importante esperienza nel settore delle costruzioni. Tutta la squadra ha un know-how pregresso, chi già nelle costruzioni modulari, chi nelle attrezzature, e in ogni caso parte del nostro bacino clienti che deriva dal lavoro svolto in passato dai diversi membri del team. Nel 2017 Homy si è quasi interamente dedicata a ricerca fornitori e sviluppo delle soluzioni tecniche, per cui il primo fatturato considerabile è quello del 2018, dopodiché c’è stata una crescita parallela del team interno, del fatturato e dei clienti. Abbiamo sviluppato diverse referenze e ottenuto certificazioni europee sul prodotto, di recente anche la certificazione ISO 9001 sulla gestione della qualità.

Quali sono le caratteristiche distintive dei vostri prodotti?

Innanzitutto Homy è divisa in due macrofamiglie. Prefab si rivolge principalmente al mercato dei relocatable buildings, cioè strutture modulari temporanee o applicabili al tema dell’ affordable housing, una fascia più bassa di mercato; Homy Steel si rivolge invece a un target medio-alto per costruzioni modulari permanenti che possono essere destinate a utilizzo residenziale, commerciale, industriale o sviluppo turistico. I valori sono intrinsechi alla tecnologia modulare. I moduli vengono prodotti, pre montati e pre allestiti all’interno degli stabilimenti produttivi, con notevole riduzione degli scarti che vengono prodotti in cantiere. Inoltre più un cantiere dura e più inquinamento produce, mentre i nostri cantieri sono brevi, relegati all’interno della fabbrica. Un altro vantaggio delle costruzioni modulari è che, a differenza di una costruzione tradizionale, spessori minori garantiscono performance di isolamento termico molto maggiori, il che, oltre che un vantaggio energetico, fa aumentare la marginalità sull’affitto o sulla vendita, perché la superficie interna è maggiore. In aggiunta stiamo continuando interessanti sperimentazioni con gli isolanti naturali (sughero, fibra di canapa, bambù, etc.). Si tratta di una tecnologia che permette all’investitore immobiliare o all’operatore turistico di risparmiare tempo, denaro e avere, in tempi minori, con minori costi e con un minor impatto ambientale, delle strutture abitative pronte all’uso di assoluta qualità.

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Come è strutturata la vostra azienda? 

Il cuore pulsante è la parte tecnica di ricerca e sviluppo, in cui la sperimentazione è continua. Quando Homy fa un’offerta e acquisisce il progetto, il nostro ufficio tecnico analizza il paese di destinazione, tutte le norme applicabili e si occupa dell’ingegneria strutturale, dello studio elettrico e dello studio idraulico. Abbiamo 3-4 partner produttivi, ovvero stabilimenti in cui facciamo produrre su commessa esattamente i nostri moduli, secondo gli standard che noi richiediamo. La filiera prevede la produzione dei moduli, il controllo qualità, il pre assemblaggio e infine la spedizione al cantiere, dove abbiamo squadre esterne in base alle commesse e i nostri supervisori interni che mandiamo a posizionare gli assemblaggi definitivi. Abbiamo una decina di dipendenti in tutto, per cui una struttura molto snella e adattabile a commesse di tutte le dimensioni e tipologia.

In quali ambiti è stato applicato con successo il vostro prodotto?

La versatilità delle costruzioni modulari è tale da permettere di applicarle agli ambiti più svariati, dalle case agli uffici, alle strutture ricettive. Un’applicazione particolarmente utile è quella alla grande cantieristica oil & gas per gli edifici temporanei, piccole cittadelle pro tempore associate ai grandi cantieri che noi forniamo perfettamente funzionanti e chiavi in mano.

Avete già stretto importanti partnership. Ce ne può parlare meglio?

Siamo membri del Modular Building Institute, l’associazione di riferimento a livello internazionale del settore delle costruzioni modulari e stiamo lavorando da diverso tempo con importanti aziende (ad esempio Webuild), agenzie dell’ONU, e altri, tutte referenze importanti che ci fanno essere ottimisti per la crescita futura.

Il vostro è un mercato in forte espansione. É possibile approfondire?

C’è un discreto proliferare di aziende di costruzioni modulari, perché nel mercato c’è sempre più attenzione all’ambiente (dalla scelta dei materiali alla gestione gestione e alle performance energetiche), c’è esigenza di costruire sempre più in fretta, spendendo sempre di meno e senza perdere in qualità. Inoltre la digitalizzazione per le costruzioni modulari è più semplice, perché si possono applicare dei software molto più spinti rispetto alle costruzioni tradizionali. A livello mondiale nel 2021 il volume d’affari sarà di 72 miliardi di dollari e fra 9 anni 130 miliardi di dollari, quindi quasi il doppio.

Quali sono i concorrenti e come vi distinguete da loro?

E’ un mercato molto frammentato, le realtà sono tante, ma pochi i colossi, che sono molto specializzati (solo container, solo uffici, etc.). Ogni paese ha i suoi player, ma in USA e Canada c’è una grande cultura, con predilezione per l’acciaio (come noi) e abbandono progressivo del legno come materia prima per la costruzione. Homy fornisce anche l’installazione e l’implementazione con isolanti naturali e sostenibili.

Quali risultati finanziari ha già raggiunto la vostra azienda e quali sono le previsioni per il futuro?

Abbiamo fatturato 630.000 € nel 2018, 1,85M € nel 2019, e 2,65 M € nel 2020. Entro luglio 2021 raggiungeremo circa 3M €, quindi avremo già superato in 6 mesi l’intero 2020.

Perché avete scelto il crowdfunding per finanziare la vostra idea imprenditoriale?

Per finanziare e supportare la crescita; aumentare il capitale sociale significa essere più credibili anche per accedere a linee di credito più importanti per i progetti che abbiamo in mente di sviluppare.

Quali obiettivi volete raggiungere con i fondi raccolti?

Abbiamo fatto una valutazione sulla base di alcuni indicatori ufficiali (presenti nel nostro business plan), e fissato il minimo a 200.000 € e il massimo a 800.000 €. Con  un mese e mezzo di campagna abbiamo un target di chiusura 2021 che si aggira sui 4,5 M € e pensiamo di arrivare a toccare i 10M € nel prossimo biennio, con una exit in 3-4 anni. Questo a dimostrazione che siamo una azienda con le idee ben chiare. Una parte importante dei fondi sarà investita in settore tecnico e digital, sia per differenziarci dalla concorrenza sia per avere più controllo della commessa e del progetto. Inoltre creeremo nuove alleanze produttive in giro per il mondo, aprendo degli hub di preassemblaggio all’estero e finanziare la crescita. Di fatto non abbiamo un target geografico specifico, ma stiamo investendo molto in Canada e USA e investiremo su due persone locali che si stanno già occupando di fare da ponte con il mercato nordamericano, che ripeto essere il più grande e dinamico. 

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