Intervista al CEO di Biova Project, Franco Dipietro

Biova realizza, per la seconda volta, una campagna di equity crowdfunding, questa volta sulla piattaforma CrowdFundMe.

“Dagli scarti possiamo generare nuovo valore”, da questo concetto prende vita Biova Project, il progetto di circular economy che trasforma il pane invenduto in birra premium circolare. Abbiamo intervistato il CEO Franco Dipietro che ci ha fornito interessanti informazioni rispetto alla storia della società ed agli obiettivi che si è prefissata di raggiungere nel futuro prossimo.

Come nasce Biova Project e con quale obiettivo?

Biova Project nasce nel 2020 con un obiettivo molto preciso, quello di ridurre il più possibile i surplus alimentari che derivano dalla produzione o dalla distribuzione. Ci andiamo dunque ad inserire nel macro argomento della ottimizzazione delle risorse che provengono dalla produzione alimentare e, parzialmente, anche in quello della lotta alla fame nel mondo. Nasciamo quindi con questo scopo. Siamo entrati in questo ambito perché lo abbiamo vissuto e visto con i nostri occhi: avendo fatto un percorso come volontario in onlus che si occupano di ritirare gli invenduti di giornata per andarli a riconsegnare ad altre associazioni che distribuivano in maniera benefica questi surplus, mi sono scontrato con questo problema. La quantità e la qualità degli avanzi che si possono andare a distribuire è alta. Ad esempio il pane è addirittura così tanto che non si riesce delle volte nemmeno a ridistribuire poiché arriva da più settori. Andandoci a concentrare su questo argomento abbiamo dato vita ad un’azienda utile su più punti di vista, partendo quindi dall’idea di recuperare. Abbiamo lanciato un primo prodotto, ossia una birra realizzata con pane recuperato e stiamo andando avanti su questa linea, realizzando altri prodotti basati sempre sul recupero del pane. Abbiamo sperimentato in più un altro prodotto realizzato dagli scarti della nostra produzione: uno snack a base di malto d’orzo, prodotto di scarto della birra che produciamo.

Chi sono i vostri competitor e in cosa Biova Project si differenzia?

In questo momento di aziende che seguono la nostra filosofia ce ne sono, ma rispetto a Biova sono ancora a livelli embrionali e sempre molto verticali. Esiste una company statunitense, una startup che si chiama ReGrained che lavora anch’essa sugli scarti della birrificazione in ottica upcycling. Un’altra azienda molto interessante proviene dagli UK e si chiama Toast Ale che sta lavorando sulla birra da pane recuperato. Biova project è però rispetto a queste ultime, trasversale poiché sta costruendo la sua realtà in un ambito dove le altre non stanno investendo ossia nella logistica del recupero, che è la cosa che manca in queste ultime, e non si ferma ad una categoria merceologica.

Biova Project

Perché avete scelto l’equity crowdfunding per finanziare la vostra idea imprenditoriale? 

Siamo alla nostra seconda campagna quest’anno. Quella dell’anno scorso è nata per questioni di velocità: avevamo già un pò di traction, per cui lo sforzo è stato basso. Quest’anno abbiamo voluto provare a mettere insieme, a stesse condizioni, tutti i potenziali investitori. É giusto che Biova project appartenga anche al popolo retail dei piccoli investitori che fanno parte del crowd piuttosto che solo ai grossi fondi che comunque si stanno facendo avanti in maniera importante. Inoltre abbiamo scelto l’equity crowdfunding perché stabilisce delle regole uguali per tutti e questo rappresenta un altro elemento assolutamente in linea con la nostra filosofia.

Quali obiettivi vorreste raggiungere con i fondi raccolti dalla campagna? 

Andremo ad investire  un buon 40% in capex, ossia tutta la logistica aziendale di Biova che per noi è assolutamente fondamentale, creando quindi magazzini in un nuovo territorio, sempre restando in Italia. Destiniamo poi un 30% dei fondi raccolti in Human Resources poiché abbiamo bisogno di sales, assumeremo infatti sicuramente un sales manager. L’altro 30% sarà investito in capitalizzazione sul marchio, sia in termini di registrazione e protezione, sia in termini di brand awareness e in tutta la parte legale dovuta alla normazione di un terreno, “il recupero di scarti”, che non ha praticamente norme.

Perché investire in Biova Project?

Investire in Biova perchè è una società con un obiettivo molto preciso, lavora infatti su uno degli aspetti più urgenti di questa contemporaneità. La riduzione degli sprechi alimentari è uno degli elementi chiave che riguardano la sostenibilità e su cui tutte le nazioni del mondo stanno investendo di più, per portare a termine la mission di ridurre, di almeno un terzo, lo spreco alimentare entro il 2030. Ci vuole dunque uno sforzo collettivo enorme. Investire in Biova significa quindi investire in una società che è già fortemente sui radar di crescita a livello legislativo e normativo: se oggi questa lotta allo spreco alimentare può essere considerato un vezzo, tra un pò diventerà un obbligo di legge e Biova è già pronta per questo tipo di eventualità.

Siamo innovativi e vogliamo creare un nuovo cluster di consumatori più interessati alla sostenibilità. Investire in noi è interessante anche perché in un anno siamo già cresciuti del 400% e probabilmente siamo l’unico player italiano che sta lavorando in ricerca e sviluppo di prodotti pronti per la transizione ecologica

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