I minibond sono obbligazioni o titoli di debito a medio-lungo termine emessi da società non quotate. Le società (generalmente PMI) possono in questo modo reperire fondi, in cambio i soggetti prestatori otterranno un diritto di credito che prevede generalmente un tasso d’interesse rimborsato sotto forma di cedole e la restituzione del capitale investito a scadenza. É importante però specificare che più la durata dell’investimento aumenta e più è probabile ottenere periodicamente non solo il tasso d’interesse ma anche una quota del capitale versato.
I minibond sono stati lanciati sul mercato italiano nel 2012 grazie al decreto sviluppo con lo scopo di aiutare le aziende colpite dalla crisi economica del 2008 a ridurre la dipendenza dal debito bancario e creare così un sistema alternativo di finanziamento che le aiutasse a crescere.
Inizialmente i minibond potevano essere sottoscritti solo da investitori istituzionali professionali o da altri soggetti qualificati quali ad esempio SGR, SICAV e banche. A partire dall’ultimo trimestre del 2019 anche le piattaforme di equity crowdfunding hanno ricevuto l’autorizzazione da parte della Consob per promuovere l’emissione dei minibond aprendo di fatto tali investimenti anche a soggetti non professionali previo il rispetto di alcuni requisiti che verranno approfonditi nel terzo paragrafo.
Per molte PMI il minibond non è altro che un tassello di un percorso di crescita che ha inizio molto prima e che implica una serie di altri importanti tasselli, già definiti in precedenza. Inoltre diverse piccole aziende, pur avendo accesso al credito bancario, sperimentano i minibond così da poter acquisire nuove competenze rispetto al mercato del capitale, ottenendo così un effetto di certificazione e legittimazione.
L’Osservatorio dedicato del Politecnico di Milano crea ogni anno un report che si riferisce in particolare ad emissioni da parte di società di capitale o cooperative con operatività propria (esclusi veicoli per acquisizioni, banche, assicurazioni e società finanziarie) di importo inferiore a 50 Milioni di €, non quotate su listini aperti agli investitori retail.
I minibond sono infatti una forma di finanziamento alternativa e complementare al credito bancario utili a diversificare le fonti e ad accedere al mercato competitivo degli investitori professionali.
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Analisi minibond nell’anno 2021
Le emittenti nel 2021 sono state 200 (di cui ben 163 si sono affacciate sul mercato per la prima volta), in aumento rispetto alle 173 del 2020, e sono per il 52,0% SpA, per il 45,0% Srl (in forte aumento) e per il 3,0% società cooperative.
La categoria merceologica che prevale è il comparto manifatturiero (41,5% del campione 2021) seguito dal commercio (14,0%). Per quanto riguarda l’analisi sul territorio, la Lombardia è al primo posto per numero di emittenti (45) seguita dalla Campania (39) ed dall’Emilia Romagna (27).
A partire da novembre 2012, il database dell’Osservatorio è arrivato a collezionare 1.220 emissioni di minibond effettuate dalle imprese del campione (in alcuni casi le imprese hanno condotto più emissioni).
Nel campione il valore nominale totale dei minibond arriva a 8,07 miliardi di € (2,85 miliardi di €, considerando solo le emissioni fatte da PMI). Il 2021 ha contribuito con 1,067 miliardi di €.
5,63 anni è Il valore medio del 2021 di restituzione (in diminuzione rispetto al 2020). La maggioranza dei titoli prevede il rimborso del titolo a rate successive (amortizing). Nelle emissioni a scadenza breve è relativamente più frequente la modalità bullet, con un rimborso integrale alla scadenza. La remunerazione cresce leggermente (la media è del 3,65% rispetto al 3,61% dell’anno prima) anche grazie a numerose emissioni che prevedono garanzie pubbliche rilasciate dal Fondo di Garanzia nazionale, da SACE, dalle finanziarie regionali o privatamente dalle emittenti stesse. Ormai i titoli senza garanzie sono una minoranza del mercato.
Piattaforme autorizzare crowdfunding minibond a data 20221
Ad oggi otto sono state le piattaforme di equity crowdfunding che hanno ottenuto il via libera per collocare titoli di debito: 2meet2biz, Azimut Direct X, Crowdfundme, Firmaid, Fundera, Opstart, ReRoi, The Best Equity) mentre un anno fa erano soltanto tre.
Non tutte però sono già operative, attualmente in Italia le piattaforme operative sono:
Portale | Offerte 2020 | Raccolte 2020 | Offerte 2021 | Raccolta 2021 |
---|---|---|---|---|
Fundera.it | 23 | € 14,240,000 | 25 | € 14,700,000 |
CrowdFundMe.it | 2 | € 2,290,000 | 3 | € 2,730,000 |
Opstart.it | 2 | € 1,665,000 | 3 | € 3,450,000 |
TOTALE | 27 | € 18,195,000 | 31 | € 20,880,000 |
Fundera
Fundera: Fundera è una piattaforma generalista di equity crowdfunding nata a Milano e operante dal 2014. L’azienda ha ricevuto l’autorizzazione dalla Consob per la promozione, oltre che dei progetti di equity crowdfunding, anche dei minibond nel quale sono i leader di mercato. Il portale infatti al 31 dicembre 2012 aveva concluso 19 campagne con 12.390.000€ di raccolta complessiva.
Crowdfundme
CrowdFundMe Spa: piattaforma di Crowdinvesting (Equity crowdfunding, Real estate Crowdfunding, Private debt) quotata in Borsa. A giugno 2022 ha collocato con successo il minibond di Keelt Group Spa, azienda attiva nel settore e-commerce che gestisce KechiQ, tra le principali piattaforme online per la vendita di orologi. Lo strumento obbligazionario è stato quotato su ExtraMOT PRO3 di Borsa Italiana, mercato dedicato agli strumenti finanziari alternativi ai prestiti bancari. Tramite il minibond sono stati raccolti 435mila € da investitori istituzionali e retail qualificati. L’obbligazione, con rating B1+ stabilito dall’agenzia Modefinance, offre un rendimento annuo del 6% presentando un piano di rimborso amortizing & callable per una durata complessiva dell’operazione, ossia 60 mesi.
Opstart
Opstart (CrowdBond): Opstart è una piattaforma generalista di equity crowdfunding nata nel 2015 a Bergamo. La piattaforma ha lanciato nel 2020 “CrowdBond”, apposita sezione dedicata alla promozione dei minibond.
I numeri dei minibond dal 2012 al 2020
Dal 2012 al 2020 sono stati emessi in Italia 1.005 minibond provenienti da 671 imprese per un valore nominale complessivo di 7,07 miliardi di euro, di questi 920 milioni derivano dalle 194 emissioni realizzate nel 2020 provenienti a loro volta da 176 aziende. La raccolta derivante invece dalle tre piattaforme di crowd investing ammonta a 14,7 milioni di euro, con Fundera a farla da padrona. Le 3 regioni con il più alto numero di emissione promosse nel 2020 sono la Campania (43), seguita dalla Lombardia (36) e dal Veneto (29). I rendimenti medi dei minibond sono generalmente compresi tra il 4 e il 7% con una durata media che oscilla tra i 2 e i 7 anni. Le piattaforme di crowdfunding autorizzate all’emissione di minibond sono 3. Sino al 31 dicembre 2020 tali piattaforme avevano raccolto 14,7 milioni di euro.
É importante infine sottolineare che nel 2020 il 61,3% dei minibond sono emessi da S.p.a contro il 36,4% delle S.r.l e il 2,3% delle società cooperative.
Caratteristiche società emittenti minibond
I minibond possono essere emessi esclusivamente da società con i seguenti requisiti:
- società non quotate, diverse da banche o micro imprese;
- devono avere un fatturato annuo di almeno 2 milioni di euro;
- devono essere composte da almeno 10 dipendenti.
Caratteristiche sottoscrittori minibond
I rischi associati ai minibond non sono facili da gestire, analizzare una PMI risulta essere infatti un attività complessa che richiede una conoscenza approfondita della società e del settore in esame. Per tali ragioni non tutti possono effettuare investimenti tramite questo strumento finanziario innovativo.
Tali investimenti sono infatti riservati ad investitori istituzionali professionali o ad altri soggetti qualificati come banche, SICAV, SGR, imprese di investimento e intermediari finanziari iscritti all’articolo 107 del TUB. (fonte: borsaitaliana.it)
Alla fine del 2019 la Consob ha autorizzato anche le piattaforme di equity crowdfunding alla promozione sui loro portali dei minibond emesse però esclusivamente da S.p.a. Questa delibera ha quindi parzialmente aperto il mercato dei minibond anche agli investitori non professionali purché rientra in una delle seguenti categorie:
- investitori con un portafoglio complessivo in strumenti finanziari superiore a 250.000€;
- investitori che si impegnano ad investire almeno 100.000€ e che firmano un documento nel quale si dimostrano consapevoli dei rischi connessi al loro investimento;
investitori che effettuano le loro operazioni finanziarie attraverso società di gestione di portafogli.
Il mercato secondario dei minibond
Nel 2013 Borsa Italiana ha lanciato ExtraMOT PRO, un segmento dedicato allo scambio di obbligazioni, inclusi i minibond. In questo modo gli investitori accedono ad ulteriori opportunità nel mercato secondario.
Su ExtraMot PRO si trovano complessivamente 149 titoli per un valore nominale complessivo di 4,3 miliardi di euro. Attualmente il 32% dei minibond è quotato sul segmento ExtraMOT PRO mentre il 9% su listini di altri mercati. Come si può dunque osservare vi è un alto numero di titoli quotati in quanto il costo richiesto alle società per la quotazione è molto basso; sono infatti richiesti solo 2.500€ che scendono a 500€ se il titolo è già quotato su altri mercati.
Previsioni future sui minibond
Il Politecnico di Milano definisce che “l’industria dei minibond non ha perso colpi nel 2021 e ha le carte in regola per raccogliere nuovi consensi. Come dimostrano diversi studi, il potenziale di mercato è consistente; sono migliaia le PMI italiane che potrebbero sperimentare questa forma di finanziamento, a fronte delle 832 che lo hanno fatto negli ultimi 10 anni. Iniziative come quella del Fondo Patrimonio PMI di Invitalia potrebbero essere molto utili per far ‘provare’ questo strumento, poiché contaminano le aziende con competenze relative al mercato mobiliare che spesso sono mancanti. Le risorse sui basket bond sono ugualmente utili perché contribuiscono a creare un effetto di spillover riducendo le asimmetrie informative e abbattendo il costo di raccolta delle informazioni per i potenziali investitori. Una volta studiate le dinamiche competitive di un settore, gli stessi dati possono essere utilizzati per la valutazione di più emittenti e i costi fissi di due diligence saranno spalmati su più emittenti. Si è evidenziato che sta nascendo un nuovo ambito, quello dei minibond green e in generale dei minibond sostenibili. Siamo convinti che ci sarà una crescita importante del mercato, in sinergia con gli investimenti europei dedicati al raggiungimento degli obiettivi dell’Accordo di Parigi sul cambiamento climatico”.
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