Aqma

Intervista a Michele Pironti (Cofondatore e direttore generale di Aqma)

Aqma Italia Spa start-up innovativa e "giovane multinazionale farmaceutica" ha lanciato la sua prima campagna di equity crowdfunding

Aqma è una startup innovativa che si occupa dello sviluppo e commercializzazione di integratori alimentari e prodotti per soddisfare il fabbisogno salutistico dei consumatori. Il settore di riferimento è la nutraceutica che si trova nel punto di incontro tra due settori, l’alimentare e il farmaceutico. L’azienda offre soluzione terapeutiche innovative brevettate 100% made in Italy.

Aqma è in procinto di avviare una campagna di equity crowdfunding finalizzata ad acquistare quei prodotti che ha in questo momento in sola concessione, attuare nuovi lanci e nuovi investimenti in ricerca e sviluppo, internalizzare alcuni processi tra cui quello di acquisire una rete interna di informatori che è attualmente esternalizzata e infine quotarsi nei prossimi anni in borsa.

L’obiettivo è quello di raccogliere capitali da almeno 100.000 ad un massimo di 600.000 euro entro 45 giorni dalla data di lancio.

Per approfondire i dettagli della campagna abbiamo intervistato Michele Pironti, Cofondatore e direttore generale di Aqma.

Ci può parlare di Aqma?

Aqma Italia è una startup innovativa nata nel 2016 che ha intrapreso un percorso di sviluppo impegnativo. Nonostante sia un’azienda di nutraceutica si contraddistingue come un’impresa farmaceutica. A me piace definirla come “una piccola multinazionale farmaceutica” questo perchè è vero che noi principalmente facciamo R&D e commercializziamo nutraceutici ma utilizziamo i percorsi con le stesse caratteristiche del mondo farmaceutico. Infatti i nostri prodotti hanno effetti terapeutici e quindi sono utilizzati e posizionati per il trattamento di patologie, sono portati presso la classe medica e non sono venduti online. I nostri integratori sono gestiti come dei farmaci hanno quindi un percorso di ricerca e sviluppo molto dettagliato, vengono portati presso la classe medica da informatori medico scientifici, usiamo delle logistiche autorizzate per lo stoccaggio e per il trasporto e la consegna dei farmaci, facciamo un processo di controllo delle materie prime e dei controlli di qualità e compiamo inoltre delle analisi di controllo che vanno oltre le normative oggi vigenti.

Aqma lavora molto con strumenti innovativi focalizzandosi principalmente sul digitale. Facciamo numerosi progetti digital e per questo siamo stati nominati finalisti al premio eccellenze per l’informazione medico scientifica multicanale. Innoviamo non solo lato prodotto ma anche rispetto alle tecniche di comunicazione. Facciamo inoltre molta attenzione agli aspetti di proprietà intellettuale, lavoriamo infatti molto sui brevetti e sui marchi.

L’azienda vuole essere snella proprio per la modalità di azione con la quale si muove sul mercato. Coinvolgiamo per le nostre attività oltre 200 persone che non sono però nostri dipendenti in quanto esternalizziamo numerose mansioni.

Oggi chi investe in Aqma è come se stesse investendo in obbligazioni perchè sta all’interno di un mercato, quello degli integratori che ha un giro d’affari di 4 miliardi di euro, inoltre la nostra azienda è in crescita e non risente della pandemia globale. La possibilità di poter esternalizzare ci consente di poter gestire eventuali difficoltà. Se io per esempio ho dei problemi di sviluppo, riduco alcune attività esterne e lo posso fare con un preavviso di soli 3 mesi, questo sarebbe invece difficile da fare se avessimo dei dipendenti. Quindi fino a quando non avremo una maggiore stabilità procederemo ad esternalizzare tutte le varie attività.
Volevo inoltre aggiungere che il sottoscritto oltre ad essere il direttore generale di Aqma viene da una esperienza di gestione aziendale e da una esperienza di 15 anni come responsabile di ricerca e sviluppo e direzione medica in un gruppo importante, questo per farle capire che il timone dell’azienda è in mano al valore scientifico che vogliamo dare.

Ci può parlare delle sedi e del fatturato di Aqma?

L’azienda ha una sede a Milano e una Napoli e ha in totale 6 dipendenti, di cui io sono il direttore generale e socio, poi abbiamo un export manager, un responsabile ricerca e sviluppo, un responsabile commerciale e 2 assistenti all’attività commerciale.

Nel 2016 Aqma ha totalizzato 150.000 euro, nel 2017 900.000, nel 2018 1.300.000, nel 2019 1.900.000 e infine nel 2020 prevediamo di raggiungere un fatturato di 4.100.000, attualmente siamo in linea con questa previsione. Questo attesta che Aqma è un progetto valido e la pandemia non ha minimamente influenzato la nostra crescita, segno che la nostra azienda reagisce bene all’influenza di fattori esterni.

Come nasce questa idea e quanti soci ci sono in azienda?

L’idea è stata quella di andare a creare un’azienda che potesse essere sfruttata partendo dalle competenze scientifiche, di marketing, di ricerca e sviluppo, di gestione aziendale e di finanza, per sviluppare una società che si inserisse nel mondo della nutraceutica ma con dei valori scientifici sui prodotti molto più elevati e soprattutto con delle metriche fortemente innovative e gestionali.

Quindi attualmente Aqma ha come soci, io che ho il 10% delle quote, Salvatore Ruggiero che ha anch’esso il 10% e infine una società londinese che si chiama Aqma LTD che ne possiede l’80%.
Il percorso di equity vede una raccolta minima di 100.000 euro e una raccolta massima di 600.000 euro, ma nel caso in cui questa somma venga superata abbiamo la possibilità di avere un aumento di capitale fino a 1.500.000 euro.

Le quote azionarie sono da 10 azioni in poi, quindi l’investimento minimo è di 420 euro, parliamo di conseguenza di piccole somme.

Volevo inoltre farle notare che Aqma è la prima azienda nutraceutica ad andare in crowd, infatti le aziende similari si quotano direttamente in borsa. Noi abbiamo invece deciso di intraprendere un percorso diverso. Si tratta infatti di un percorso che consente a medici, operatori sanitari e investitori di entrare in una startup dotata di modelli molto innovativi e unici di sviluppo e che si inserisce inoltre in un mercato stratosferico, in crescita e molto stabile. Aqma rappresenta di conseguenza un’opportunità che forse non si era mai vista.

La cosa che però più mi preme è parlarle di come lavoriamo noi. Abbiamo infatti 2 aree di prodotti, i prodotti di proprietà e i prodotti in concessione. I prodotti di proprietà sono già a marchio nostro mentre per i beni in concessione abbiamo la volontà di acquisire la titolarità di molti di essi con l’obiettivo di comprare marchi e aumentare gli assets, così da incrementare la nostra marginalità.

Posso chiederle cosa intende per prodotti in concessione? Siete intermediari?

La concessione è un contratto che si stipula con il proprietario del marchio di un bene. Il proprietario del marchio da ad Aqma il prodotto che potrà vendere in esclusiva. Questo ovviamente vuol dire che vi è un margine di guadagno più basso in quanto compriamo il prodotto ad un prezzo più elevato. Quindi con questa campagna di equity crowdfunding un obiettivo che vogliamo realizzare è quello di ottenere la proprietà di tali prodotti così da aumentare la nostra marginalità

Ha già avuto esperienze passate con l’equity crowdfunding?

No io non ho mai avuto esperienze con l’equity crowdfunding. Noi siamo arrivati a creare questa campagna in quanto siamo seguiti da un advisor BizPlace che ci ha seguito in questo percorso. L’idea della crowd si è poi concretizzata perché abbiamo avuto anche interesse da parte di fondi più importanti ma noi crediamo che bisogna crescere per gradi quindi riteniamo che l’accesso alla borsa sia troppo prematuro per la nostra realtà. Oggi abbiamo bisogno di capitali per crescere e stabilizzare l’azienda, quando arriveremo a raggiungere la stabilità desiderata procederemo allora con la quotazione in borsa.

Quali sono secondo lei i vantaggi che una azienda può ricavare da una campagna di equity crowdfunding?

Sicuramente con l’equity crowdfunding si riesce a raggiungere un numero elevato di investitori che nella maggior parte dei casi sono esperti del settore. Questo ci consente da una parte di mantenere il piano strategico di sviluppo e gestionale della azienda, in quanto alla fine in seguito a questa campagna cederemo solo il 15% della società e dall’altra, come appena accennato, possiamo raggiungere gli investitori specifici del settore come medici, operatori sanitari e farmacisti che sono poi coloro che fanno il successo della nostra azienda.

Perché avete scelto proprio l’equity e non per esempio il lending o il reward?

La scelta è stata dettata da una serie di consigli provenienti dal nostro advisor che, dato il nostro modello di business, i ha consigliato di attuare una campagna di equity crowdfunding.

Relativamente invece alla piattaforma, perchè avete scelto proprio BacktoWork?

Abbiamo scelto BacktoWork perchè in primis è stata la prima che si è innamorata del nostro progetto e si è creato oltre ad un bel rapporto professionale anche una bella relazione personale. Inoltre andando ad analizzare le principali piattaforme abbiamo ritenuto che BacktoWork fosse quella che aveva il maggior grado di sinergia con le attività che noi ci eravamo immaginati, quindi non abbiamo ricercato altre piattaforme.

Quando abbiamo lanciato la notizia che avevamo bisogno di nuovi investitori, si è subito creato un forte interesse da parte di fondi, club, soci e piattaforme cloud e ci siamo poi trovati di fronte ad una scelta che si è successivamente indirizzata verso BacktoWork per le motivazione che le dicevo in precedenza.

Avete riscontrato delle difficoltà nella pianificazione di questa campagna?

No, siamo stati seguiti benissimo sia da BizPlace che da BacktoWork. Il piano era già stato definito in precedenza rispetto a quando li abbiamo conosciuti.

È stata una bella esperienza e soprattutto è stata un’occasione di grande accrescimento personale in quanto ci si confronta con professionisti di alto livello.

Quali sono i vostri obiettivi futuri che pensate di realizzare in seguito a questa campagna?

In primis vogliamo aumentare la patrimonializzazione, quindi aumentare gli assets e comprare i prodotti che prima avevamo in sola concessione, attuare nuovi lanci e nuovi investimenti in ricerca e sviluppo, internalizzare alcuni processi tra cui quello di acquisire una rete interna di informatori che è attualmente esternalizzata e infine quotarsi nei prossimi anni in borsa.

Intervista post campagna crowdfunding ad Aqma:

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